25 aprile 2024
Aggiornato 03:30
In Italia il 10% delle famiglie vive in povertà

Il Fvg è la regione più 'povera' del Nord Est

Il dato, diffuso dall'Ires Fvg, si riferisce all'incidenza della povertà relativa, pari al 7,9% contro il 4,5% del Veneto e il 3,8% del Trentino Alto Adige

TRIESTE – Diminuisce l’incidenza della povertà relativa in Fvg, che passa, tra il 2013 e il 2014, dall’8,1% al 7,9%. La regione però, si conferma la più ‘povera’ del Nord Italia, con valori superiori, ad esempio, a Piemonte (6%), Valle d’Aosta (6,4%), Lombardia (4%), Trentino Alto Adige (3,8%), Veneto (4,5%). Il trend emerge da una rielaborazione dei dati Istat da parte dell’Ires Fvg.

La povertà in Italia
Nel 2014 il 10,3% delle famiglie residenti in Italia (2 milioni 654 mila) vive in condizione di povertà relativa (con una capacità di spesa inferiore ai mille euro), mentre il 5,7% sperimenta una situazione di povertà assoluta (1 milione 470 mila).
Gli individui in condizione di povertà relativa ammontano a 7 milioni e 815 mila (12,9% della popolazione nazionale), dei quali il 12,5% è rappresentato da donne (3 milioni e 879 mila), il 19% da minori (1 milione e 986 mila) e il 9,8% da anziani (1 milione 281 mila). La povertà assoluta, invece, riguarda 4 milioni e 102 mila persone, corrispondente al 6,8% dei cittadini residenti in Italia.
Dopo due anni di aumento, l’incidenza della povertà assoluta si mantiene stabile, anche territorialmente tra Nord, Centro e Sud. Per la povertà relativa si conferma altresì, rispetto al 2013, un trend stazionario.

Più poveri i nuclei famigliari numerosi e stranieri
Le famiglie numerose (da 5 componenti) presentano una condizione di maggior povertà relativa, con disagi economici più diffusi se al loro interno vivono figli minori. L’incidenza del suddetto indicatore è superiore alla media italiana anche tra i nuclei familiari di monogenitori (12,8%), mentre risulta meno elevata tra i single (4,4%) e le coppie senza figli di età inferiore ai 65 anni (6,5%). Anche tra le famiglie di e con anziani, tali valori sono inferiori a quello medio nazionale.
Quando il livello d’istruzione del capofamiglia è basso (es. licenza elementare), l’incidenza della povertà relativa aumenta fino a quasi tre volte quella osservata nei nuclei in cui la persona di riferimento è almeno diplomata.
La diffusione della povertà tra le famiglie con a capo un operaio o assimilato (15,5%) è decisamente superiore a quella dei nuclei il cui referente svolge una professione autonoma, in particolare se imprenditore o libero professionista (3,7%). I valori più elevati, tuttavia, si osservano quando lo stesso referente familiare si trova in cerca di occupazione (23,9%).
Nel Nord Italia l’incidenza della povertà sale tra le famiglie che vivono nelle aree metropolitane (7,6%), che è di poco superiore a quella dei nuclei residenti nei grandi (3,5%) e piccoli Comuni (4,9%).
Nelle famiglie di nazionalità estera, infine, l’incidenza alla povertà relativa è decisamente maggiore di quella registrata tra i nuclei composti da soli italiani: dall’8,9% di questi ultimi, si passa al 19,1% dei misti e si arriva al 28,6% tra quelli formati da soli stranieri.