20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
10 febbraio

Giorno del Ricordo: Serracchiani rimarca la dignità degli esuli

«Nell'incertezza di questi tempi inquieti, dalla storia dei nostri esuli viene un insegnamento che dovremmo imparare, qui in Italia e soprattutto in Europa: l'intolleranza è cieca anche quando si ammanta di apparenti buone ragioni e la violenza ne è seguito naturale»

TRIESTE - «Nella tragedia delle foibe e dell'esodo gli esuli istriani, fiumani e dalmati sono stati esempio per tutta l'Italia, perché hanno attraversato le prove più dure e hanno dimostrato di avere in loro la volontà e le forze per risollevarsi a nuova dignità». Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, a margine delle celebrazioni solenni del Giorno del Ricordo, che si sono tenute presso la Foiba di Basovizza (Trieste).

«Giusta dunque è la legge che fissa per la Repubblica e per tutti i cittadini il dovere di ricordare che un prezzo fu pagato – ha continuato Serracchiani - per la sconfitta in una guerra sciagurata, e che quel prezzo lo pagarono degli Italiani a misura di sangue e privazioni, colpevoli solo di avere le loro radici sulla sponda sbagliata dell'Adriatico. Terrorizzati, cacciati, spogliati di tutto e uccisi, poi umiliati o anche derisi dai loro stessi fratelli Italiani, e infine sepolti in un oblio di decenni: l'Italia aveva ed ha tuttora l'obbligo di riconoscere tanto strazio e tanta ingiustizia».
«La riapertura per vent'anni dei termini per la richiesta del riconoscimento ai familiari degli infoibati previsto dalla Legge istitutiva del Giorno del Ricordo è un atto che conferma, in nome del popolo italiano, l'impegno coralmente preso dal Parlamento nel 2004. E' un atto che al contempo spazza l'insidia di un negazionismo purtroppo ancora presente e di chiunque volesse ancora speculare sul dolore dei sopravvissuti».

«Nell'incertezza di questi tempi inquieti, dalla storia dei nostri esuli viene un insegnamento che dovremmo imparare, qui in Italia e soprattutto in Europa: l'intolleranza è cieca anche quando si ammanta di apparenti buone ragioni e la violenza ne è seguito naturale. Difendere libertà e diritti - ha sottolineato - significa rendere omaggio a chi di quella violenza fu già vittima innocente. Ricordiamo questa tragedia - ha concluso Serracchiani - perchè quello che è accaduto può accadere ancora, e quello che accade agli altri potrebbe un giorno accadere a noi».