26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
23 i voti favorevoli

Commercio: passa la legge, ma si preannuncia uno scontro con il governo

Sono state inserite 10 chiusure festive obbligatorie, ma sono state stralciate ulteriori 10 chiusure domenicali. La soddisfazione di Bolzonello, le critiche delle opposizioni

TRIESTE – Passa la nuova legge sul commercio in Fvg, ma i dubbi restano. 23 i voti favorevoli (3 della giunta più Pd, Sel, Cittadini), 11 le astensioni (Barillari Gruppo Misto, Ncd, M5S, Ar a eccezione di Dipiazza che ha votato no), 9 i voti contrari (oltre a Dipiazza, FI, FdI/AN, Piccin Gruppo Misto, Ln). Sono state inserite 10 chiusure festive obbligatorie (Capodanno, Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre, Natale e 26 dicembre) ma sono state stralciate ulteriori 10 chiusure domenicali. Una scelta, quest’ultima, che non è piaciuto alle opposizioni, che hanno tacciato il provvedimento di poco coraggio. Ma l’assessore Sergio Bolzonello, ‘padre’ della legge’, l’ha difesa rimarcando come la scelta di inserire comunque le dieci festività porterà a uno scontro con il governo (la competenza primaria sul commercio, infatti, è dello stato, non della Regione), «perciò l'azione forte c'è stata, anche perché se si vince sulle aperture festive si vince anche sulle domeniche».

Al centro dell'attenzione la questione relativa alle chiusure degli esercizi commerciali nelle festività. «Avevamo promesso di individuare una decina di giornate per dare un segnale chiaro: non è possibile avere una deregulation come quella attualmente vigente» ha affermato Bolzonello. «Vogliamo agire da stimolo nei confronti del Governo su questo tema, affrontato più volte ma mai risolto. È necessario legiferare prima possibile: noi l'abbiamo fatto, ci aspettiamo l'impugnativa ma resisteremo fino in fondo e vedremo il risultato finale».
Diverso il parere delle opposizioni. Per Barbara Zilli (Ln) «sembrava dovesse essere una norma di rottura sulle aperture domenicali, invece si è rivelata la norma debole e di facciata che avevamo denunciato fin dall'inizio, per questo il voto della Lega è stato contrario».

Critica anche la consigliere del Gruppo Misto, Mara Piccin: «Se vogliamo esercitare appieno la nostra specialità – pensa Piccin - dobbiamo innanzitutto distinguerci dalla normativa nazionale, figlia di un liberismo cieco, che non tiene minimamente conto dei risvolti sociali di una deregulation selvaggia, che opera un vero e proprio stravolgimento del tempo-famiglia per centinaia e centinaia di dipendenti costretti a fare i forzati della domenica. L'80 % di esse sono donne che devono abdicare anche nelle giornate festive al loro ruolo di madri: fra l'altro dovrebbero lavorare con retribuzioni e contratti dignitosi e non con voucher da 7,5 euro, che in molti casi arrivano a 6, e costringono i lavoratori, giovani in particolare, a uno stato di precarietà permanente in un clima lavorativo da fabbriche ottocentesche. Il Consiglio regionale vuole dare risposta anche a queste problematiche?», conclude Piccin.