19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Dopo la Brexit

Serracchiani propone a Renzi una ‘no tax area' nel Porto di Trieste

Un modo per attrarre investimenti. La governatrice ha scritto al premier chiedendo un intervento in tal senso

TRIESTE - In una lettera invita al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, e per conoscenza al ministro dell'Economia e delle finanze, Piar Carlo Padoan, e al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha messo in risalto le opportunità offerte in particolare dal Porto di Trieste nella prospettiva che possa concretizzarsi l'ipotesi di istituire alcune ‘no tax areas’ a seguito della cosiddetta Brexit.
«E' noto - ha scritto Serracchiani - che l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea impegnerà gli Stati membri in un processo di straordinaria complessità, ulteriormente complicata da probabili riflessi sistemici sulle economie, al momento difficilmente misurabili. In questo scenario, desta particolare interesse la proposta, ripresa anche dalla stampa nazionale, di istituire nel nostro Paese alcune ‘no tax areas’, finalizzate ad attrarre investimenti».

Per la governatrice va sfruttata l’opportunità di fare di Trieste una «sede di un porto franco che rappresenta un autentico unicum nell'ordinamento giuridico italiano e comunitario». Si tratta, in concreto di uno strumento caratterizzato, essenzialmente, da due regimi: la massima libertà di accesso e transito e l'extradoganalità (o ‘extraterritorialità doganale’). Sotto il primo profilo, ha spiegato la governatrice, «i vantaggi/benefici possono essere raggruppati in un gruppo di norme che assicurano la libertà di transito e la libera circolazione all'interno del porto franco. Con queste norme, ad esempio, i Tir provenienti dalla Turchia non sono sottoposti alle quote bilaterali tra Stati per cui il transito da e per il Porto di Trieste (autostrada del Mare Trieste - Turchia) è libero».
Per quanto concerne, invece, il corredo giuridico dell'extradoganalità, implicante tutta una serie di effetti favorevoli, Serracchiani ha ricordato, a titolo di esempio, che «le merci provenienti dai Paesi non comunitari possono essere sbarcate e depositate (senza limiti di tempo) immuni da dazio o altra tassa, fino a quando non varcheranno i confini del punto franco, per essere importate all'interno del territorio doganale italiano/comunitario. Degno di nota - ha aggiunto - è che, per le merci in regime di deposito illimitato non è necessaria la prestazione di alcuna garanzia. Inoltre, poiché le merci unionali lasciano il territorio dell'Unione non appena fatto il loro ingresso nel porto franco, l'esportazione non è soggetta ad Iva».

La presidente del Friuli Venezia Giulia ha fatto infine notare come «l'Autorità Portuale di Trieste, grazie ai provvedimenti di spostamento delle aree del punto franco di Porto Vecchio, conseguenti alle recenti norme nazionali sulla sdemanializzazione, abbia esteso i benefici del punto franco triestino ad alcune aree retro portuali: aree nelle quali potranno dunque essere collocate, con procedure semplificate, attività industriali e logistiche passibili di beneficiare dei vantaggi sopra descritti, in un habitat fiscale e doganale assolutamente unico nel panorama europeo».
Sulla base di queste considerazioni, Serracchiani ha concluso dichiarandosi «certa che il presidente del Consiglio sappia cogliere le potenzialità di moltiplicatore attrattivo di investimenti di cui il porto franco triestino sarebbe capace ove - alla peculiare collocazione baricentrica rispetto al centro Europa - si saldassero le prerogative di una 'no tax area': con intuibili ricadute positive sull'intero sistema Paese».