29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Scienza contro fantascienza

Catastrofi acquatiche prima del 2100? È possibile

Al Science+Fiction, una conferenza sui cambiamenti climatici. La liquefazione dei ghiacciai e il livello del mare che ricomincia a crescere dopo migliaia di anni. Il geologo Michele Rebesco ci spiega gli scenari possibili e impossibili

Amsterdam e Venezia sott’acqua, interi stati polinesiani sommersi, 650 milioni di persone a rischio, costretti a emigrare. Solo in italia, 850 mila esodati. Non è un film di fantascienza, non è il prossimo millennio: potrebbe essere la fine di questo secolo. I bambini e gli adolescenti di oggi potrebbero dire addio di persona ad arcipelagi e città storiche. Pezzi dell’immaginario comune, pezzi di mondo sott’acqua, e un flusso migratorio pari all’intera popolazione della Cina che cerca rifugio in una terraferma sempre più stretta. Basta che il livello del mare si alzi di un metro, non è un film, siamo tutti scritturabili come protagonisti e le riprese potrebbero iniziare tra meno di ottant’anni.

Tanto tempo fa
Facciamo un piccolo passo indietro. Un passo di 14 mila anni, quando i ghiacci del pianeta hanno iniziato a sciogliersi a una velocità abnorme. Un flashback che è stato possibile grazie all’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, di cui fa parte il geologo marino Michele Rebesco, il 3 novembre in conferenza al Trieste Science+Fiction festival. Rebesco ci spiega che i ghiacci ‘respirano’, si ampliano e si ridimensionano seguendo ‘cicli glaciali’, che danno vita a vere e e proprie correnti. La loro massima velocità è di 1 chilometro l’anno, e slittando sul fondo marino, lasciano solchi e sedimenti. Proprio da queste tracce gli scienziati sono in grado di ricostruire, anche a distanza di millenni, i movimenti del ghiaccio. «In un arco di tempo che va dai 14 agli 8 mila anni fa – racconta il geologo – il livello del mare ha iniziato ad alzarsi vertiginosamente. Oggi si ragiona in aumenti millimetrici, all’epoca c’è stato un picco di 5 centimentri l’anno. I ghiacci si sono sciolti facendo crescere le acque e assottigliando le terre emerse a ritmi catastrofici, per seimila anni».
Con una crescita di 5 centimetri l’anno, solo per dare un’idea, prima del 2100 avremmo metà della Pianura Padana sott’acqua, e Bologna diventerebbe una località marittima.

Adesso
Per fortuna da circa 8 mila anni siamo tornati a crescite millimetriche, ma nell’ultimo secolo qualcosa è cambiato. «Agli inizi del 900 – ci informa Rebesco  - Il livello del mare si innalzava di mezzo millimetro l’anno, ma già negli anni 60 si cresceva di 1,4 millimetri, per poi schizzare ai 3,2 del 2016. Un aumento recente e spaventoso. Secondo le stime più pessimistiche si arriverà a un metro d’acqua in più alla fine del secolo – lo scenario apocalittico descritto all’inizio – e parliamo solo delle stime attuali, che purtroppo continuano a peggiorare di anno in anno».
Per il momento le calotte polari sono ancora abbastanza intatte, si stanno sciogliendo soprattutto i ghiacci continentali e la Groenlandia, sempre meno bianca a guardarla dall’alto.

Reazioni a catena
La liquefazione dei ghiacciai è un fenomeno complesso e imprevedibile. Ci si può affidare ai calcoli matematici ma le variabili in gioco sono molte e insidiose. Il geologo ce ne svela solo alcune: «Il ghiaccio riflette la luce, un potere di rifrazione chiamato ‘albedo’, molto basso nelle superfici terrestri e marine, alto per le superfici gelate, che sono in grado di rimandare verso l’alto l’energia solare, impedendole di surriscaldare il pianeta. Quindi meno ghiacci significa più calore, e un’ulteriore liquefazione dei ghiacci stessi».
Un’incontrollabile reazione a catena, rinforzata da un’altro aspetto: «Temperature più alte significa maggior proliferazione di organismi viventi, quindi più metano e anidride carbonica, (che quest’anno ha raggiunto i massimi storici). Ne deriva l’effetto serra, con tutte le conseguenze che sappiamo».

Cosa c’è dopo il domani?
A questo punto non può non venire in mente il film ‘The day after Tomorrow’, che termina con la glaciazione. Ma Rebesco, per la prima volta, ci rassicura: «Escluderei un’altra era glaciale. Quando i ghiacci si sciolgono liberano acqua gelida e dolce, il che va ad incrementare le correnti oceaniche e quindi le perturbazioni. Per assurdo la temperatura dell’acqua potrebbe scendere e dare temporanei fenomeni di raffreddamento, che stanno già avendo luogo, ma la glaciazione è praticamente impossibile. Per il resto i fondamenti scientifici di ‘The day after tomorrow’ sono corretti, il livello dell’inondazione è verosimile, ma le ondate di marea su New York e la rapidità dei tempi sono solo effetti speciali, il processo sarebbe molto più lento».
Ringraziamo quindi il professore per il sospiro di sollievo. Ora sappiamo che la scienza non è uguale alla fantascienza, c’è qualche differenza negli stilemi narrativi e nella rapidità del montaggio.
Peccato che il contenuto, e soprattutto il finale, potrebbero essere gli stessi.