25 aprile 2024
Aggiornato 03:00
L'intervento

Gli auguri di Natale della presidente Serracchiani

"Stiamo saldi e uniti, orgogliosi della nostra identità e proprio per questo capaci di dialogo. Non cediamo, prendiamo esempio dai cristiani di Aleppo che, dopo quattro anni, tornano a celebrare il Natale nella loro chiesa diroccata"

TRIESTE - Restare uniti, essere orgogliosi della propria identità e prendere esempio dai cristiani di Aleppo, capaci di manifestare la propria fede dopo quattro anni di assedio. Così la presidente della Regione Debora Serracchiani si è rivolta alla comunità del Friuli Venezia Giulia per gli auguri natalizi. 

«Quest'anno - ha scritto sul suo profilo Facebook - ho un augurio speciale per il Santo Natale: che trasmetta con forza travolgente il suo messaggio di pace, che penetri e scuota i cuori freddi e inariditi ‎dei portatori di morte. ‎Viviamo tempi difficili, segnati dal sangue degli innocenti, ed è facile farsi vincere dallo paura e dalla sfiducia. Ma sono convinta che abbiamo un grande conforto nelle nostre tradizioni, nella nostra cultura e in una religione d'amore che celebra la vita. Questo è vero soprattutto per i credenti, ma si irradia e si respira nella quotidianità di una civiltà bimillenaria».

«Sotto questo aspetto - ha aggiunto la presidente - l'attacco sferrato in un mercatino natalizio a Berlino assume un grande valore simbolico, di cui dobbiamo essere consapevoli. Per dire no. I valori del Natale cristiano, incarnati nella mitezza di una nascita, non saranno sopraffatti da falsi martiri che adorano la morte. Perché si può spaventare e uccidere, ma nulla si costruisce sull'odio. L'odio è un veleno che divide, si insinua e mette turbamento anche tra i nostri cittadini, inquina gli animi e, alla fine indebolisce. Stiamo in guardia da chi semina questo odio, non abituiamoci».

«Il mio augurio di Natale è questo - ha concluso Serracchiani - stiamo saldi e uniti, orgogliosi della nostra identità e proprio per questo capaci di dialogo. Non cediamo, prendiamo esempio dai cristiani di Aleppo che, dopo quattro anni, tornano a celebrare il Natale nella loro chiesa diroccata».