18 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Dopo la Provincia

Panontin sulla Uti Giuliana: analisi e puntualizzazioni

Secondo l’assessore “L’Unità territoriale è a uno stadio ancora embrionale anche per mancata comunicazione con la Regione, elezioni amministrative e l'adesione tardiva di 2 comuni"

TRIESTE - «Se l’Uti giuliana può apparire ancora in uno stato embrionale in alcuni suoi aspetti (anche se operativa dal 1 luglio), le cause vanno cercate in parte nella mancata risposta alla nota ufficiale, ed al successivo sollecito, che la Regione ha inviato ai vertici dell'Uti diversi mesi fa per conoscere il piano dei fabbisogni, la dotazione organica minima dell'ente e la ragione per la quale non sia mai stata posta la questione dell'individuazione di un sito dove ospitare la sede dell'ente». Così dichiara l'assessore regionale alle Autonomie locali e coordinamento delle riforme Paolo Panontin, ricordando che la presidente della Regione Serracchiani, in un recente incontro col sindaco Dipiazza, aveva dato disponibilità a concedere l’ex palazzo della Provincia alla Uti giuliana.

Work in progress
Oltre alla mancata risposta, ricorda Panontin, c’è stata anche una situazione di work in progress, dovuta alle elezioni amministrative e alla ritardata adesione degli ultimi 4 Comuni rispetto ai 2 iniziali (Trieste e Sgonico).
Per quanto riguarda la messa a disposizione del personale e delle risorse viene ricordato che la responsabilità è dei Comuni partecipanti, perché le unioni svolgono in forma associata alcune funzioni municipali, che vengono prese in carico esclusivo dalle Uti stesse. A questo proposito la Regione ha erogato al comune un fondo ‘Start-up’ di 650.000 euro.

Funzioni provinciali e comunali
"Per quanto riguarda invece il passaggio di funzioni provinciali ai Comuni per l'esercizio in forma associata tramite l'Uti – spiega l’assessore - le non molte transitate con il 1° gennaio 2017 (l'edilizia scolastica passerà con il 1° aprile 2017) sono accompagnate da un nucleo di unità di personale che risultano naturalmente deputate a curarne lo svolgimento. E' questo il motivo per cui ‘non si vedono’: perché sono tuttora collocate fisicamente nei luoghi dove finora hanno operato». Il personale dell’ex Provincia non è quindi necessariamente destinato a svolgere funzioni comunali nell’Uti Giuliana, anche se questa eventualità non è da escludere e la decisione spetta comunque all’Uti stessa.

Uno snodo importante
E proprio sul ruolo della Provincia "con l'approvazione da parte della Regione del Piano di subentro dei Comuni e dell'Uti Giuliana nelle funzioni provinciali - ha concluso Panontin - si è giunti ad uno snodo importante, in esito al quale le parti locali (l'Uti e la stessa Provincia) sono tenute ad attivarsi e a scambiarsi ogni informazione necessaria secondo il noto principio di leale collaborazione. Pare evidente, quindi, la sussistenza di tutti i presupposti necessari per garantire che la gestione commissariale della Provincia di Trieste non farà mancare il proprio concreto supporto ad ogni richiesta che l'Uti Giuliana abbia a formulare".