26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Siderurgia

Chiusura Sertubi, Pino: "Ogni sforzo per tutelare i posti di lavoro"

Nell'incontro promosso dal Pd di Trieste con i sindacati si è discusso del futuro dello stabilimento. La segretaria provinciale: "Ci faremo interlocutori sia con la Regione che con i parlamentari nazionali ed europei"

TRIESTE - «E’ necessario mettere in campo ogni strumento possibile, a livello regionale, nazionale ed europeo, per scongiurare la chiusura della Sertubi e tutelare i 72 posti di lavoro». E’ quanto emerso da un incontro promosso dal Pd di Trieste con i sindacati sullo stabilimento. All’incontro, voluto dalla segretaria Adele Pino, hanno partecipato una delegazione del partito triestino, Sandro Di Febo (rappresentante di fabbrica Uilm) Michele Pepe (appresentante di fabbrica per Fim-Cisl), Umberto Salvanieschi (Fim-Cisl) e Antonio Rodà (Uilm).

Le parole di Pino

Pino afferma di aver ascoltato «con attenzione dai rappresentanti dei lavoratori la situazione in cui versa la fabbrica, definita grave, e ci faremo interlocutori sia con la Regione che con i parlamentari nazionali ed europei». Cosa sta succedendo dunque? «I dipendenti sono stati messi in ferie e non vi sono commesse in arrivo - continua - I sindacati hanno denunciato il rischio reale dell’avvio della cassa integrazione e della probabile successiva chiusura. Bisogna evitare di passare gradualmente alla sola commercializzazione del prodotto, cioè dei tubi di ghisa, che oggi sono invece semilavorati a Trieste». I sindacati, secondo quanto affermato da Pino, temono che si possa arrivare a una situazione simile a quella della società indiana concorrente, la Electrosteel, «che in Italia ha soli quattro dipendenti che commercializzano i tubi interamente prodotti all’estero». La paura è che l’Europa perda interamente un settore strategico come quello siderurgico e delle produzione affini. «Esistono infatti solo alcune produzioni, tra le quali quella triestina, che pagano il prezzo della concorrenza fortissima di Cina e India, e così facendo l’Europa potrebbe finire per dipendere completamente dai Paesi extra-Ue – conclude – Chiederemo di insistere per l’apertura di un tavolo nazionale e con l’Ue per valutare la possibilità di prevedere un dazio sui prodotti finiti in entrata, a tutela delle produzioni europee».