27 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Al Politeama Rossetti

Malinconico e ironico, Marcorè porta in scena Pasolini e De Andrè

L'attore è protagonista di “Quello che non ho”, appuntamento fa parte della stagione altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

TRIESTE - Una serata di teatro-canzone che riflette sulla contemporaneità attraverso l’opera di Pasolini e De Andrè. Neri Marcorè è il grande protagonista di «Quello che non ho» in scena al Politeama Rossetti (alla Sala Assicurazioni Generali ) il 21 e 22 marzo alle 20.30. L'appuntamento fa parte della stagione altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. «Entrambi hanno una grande capacità di guardare la realtà da una prospettiva diversa» ha spiegato Neri Marcoré a proposito di Fabrizio De André e Pier Paolo Pasolini, che nello spettacolo diretto da Giorgio Gallione, fa «camminare assieme». «Sono provocatori e anticonformisti» continua. «Quando Pasolini diceva che bisogna abolire la televisione o eliminare la scuola dell’obbligo ovviamente era sua intenzione provocare, bisognava scalfire in qualche modo la cultura generalizzata. Aveva, come De André, una visione diversa delle cose. Tant’è che sono stati tutti e due dei personaggi scomodi, fastidiosi per la società. Il guaio è che la società di oggi non è molto diversa da quella di allora».

Lo spettacolo
Nello spettacolo, l’opera di Fabrizio De André e Pier Paolo Pasolinia diviene la chiave per interrogarsi sulla nostra epoca, secondo la forma del «teatro-canzone» ormai perfetta per le corde artistiche di Marcoré, che ne è l’eccellente protagonista. L’ispirazione principale viene proprio dalle canzoni di De Andrè – in particolare quelle del concept album «Le nuvole» – e dalle visioni lucide e sarcastiche di Pier Paolo Pasolini contenute nel poema filmico «La rabbia», in cui l’intellettuale sfodera tutta la sua forza profetica per scuotere e raccontare una «nuova orrenda preistoria» che sta minando politicamente ed eticamente la società contemporanea. Solo che la società contemporanea a Pasolini, riecheggia molto, troppo addirittura, il tempo che stiamo vivendo.