19 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Pasquetta 2017

Ore di attesa al confine tra Croazia e Slovenia: la testimonianza

La direttiva europea approvata lo scorso 15 marzo prevede che la polizia della frontiera esterna a Schengen debba controllare tutti i documenti di chi esce e di chi entra, i disagi non si placano

FVG – Clacson che strimpellano all’orizzonte. Potrebbe sembrare di essere a un matrimonio e che gli invitati stiano annunciando l’arrivo dei novelli sposi. Invece no. Decisamente no. A pigiare insistentemente sul clacson della propria vettura sono una sfilza di automobilisti a dir poco imbestialisti per la lunga colonna che li vede bloccati, senza ‘via di fuga’, al confine tra la Croazia e la Slovenia. Probabilmente speravano che almeno il giorno di Pasquetta la polizia di frontiera slovena chiudesse un occhio. Tutt’altro. Ed ecco che qualcuno, irritato per la snervante attesa, prende a suonare (inutilmente), gli altri lo imitano. Altri ancora escono dall’abitacolo, qualcuno per fumare una sigaretta o per sgranchirsi le gambe. Poi c’è chi non ce la fa più e si inventa un bagno, seppur a cielo aperto e con un po’ di pubblico non pagante.

E poi ci sono le corriere, un bel po’ di corriere
Per loro una ‘corsia preferenziale’ proprio accanto al filo spinato che brilla (nuovo-nuovo) alla luce del sole. Dopo un’ora di coda tra sosta obbligata e alcuni tratti a passo d’uomo, il confine è vicino. Quando arriva il proprio turno il primo a scendere è l’autista, che presenta tutti i documenti, suoi e del mezzo. Fatte le verifiche del caso, uno dopo l’altro i veicoli turistici vengono ‘svuotati’: i passeggeri sono obbligati a scendere, carta di identità alla mano passano un primo controllo nel quale un poliziotto giovane e sorridente verifica che la foto corrisponda effettivamente alla persona che ha davanti. Poi una seconda fila, altro agente di frontiera, decisamente meno sorridente. A lui tocca inserire nel sistema il numero della carta di identità e verificare che sia tutto in ordine. Nel caso in cui i turisti si presentino con il passaporto fa una smorfia, un mezzo sorriso. In quell’occasione, infatti, non deve digitare il numero del documento, ma gli basta passarlo sullo scanner che acquisisce i dati in automatico. Totale dell’operazione due ore abbondanti (con arrivo al confine alle 8.30 del mattino, dettaglio non da poco). Viene da dire, però, solo due ore perché c’è chi ha raccontato di aver superato le 3 ore e mezza di attesa, a qualcun altro è andata pure peggio.

La decisione europea
La direttiva europea approvata lo scorso 15 marzo prevede che la polizia della frontiera esterna a Schengen (come la Croazia) debba controllare tutti i documenti di chi esce e di chi entra. Lo scopo è quello di rafforzare la sicurezza. Ecco perché (dal 7 aprile) gli agenti scannerizzano tutti i documenti e attendono una risposta da tre sistemi informatici – quello di Schengen, quello dell’Interpol relativo ai documenti rubati o perduti e quello della Slovenia relativo ai documenti falsificati - per poi dare disco verde al transito. A causa dei forti disagi che subito si sono riscontrati, però, la Croazia ha deciso di non procedere con il sistema imposto, diversa la questione per la Slovenia che si attende puntualmente alla direttiva.

Molte le domande sulla decisione
Impossibile però non domandarsi quanto effettivamente questi controlli siano efficaci e utili. Siamo davvero certi che i terroristi possano fare dei passi falsi presentandosi con dei documenti ‘imprecisi’ (chiamiamoli così). Siamo altrettanto sicuri sia necessario controllare i documenti (per due volte) di tutti i passeggeri di un mezzo turistico in cui l’età media è di 65 anni?

Saremo davvero più sicuri?
I tristi fatti che oramai troppo spesso vedono l’Europa al centro della cronaca, infatti, ci raccontano come i terroristi sono apparentemente ben integrati nel Paese in cui risiedono e spesso hanno la cittadinanza ‘europea’, quindi alcun problema a muoversi liberamente e senza vincoli in Ue. Facendo così non è forse che facciamo il loro ‘gioco’? La Croazia vive di turismo. Un indotto che è cresciuto sempre più negli ultimi anni. Scegliere di imporre un tale filtro, con i controlli al confine, sembra più essere un modo per strozzare un’importante fetta della sua economia. Insomma, molte domande e poche risposte. Se queste decisioni potessero anche lontamente garantire che non ci saranno più attacchi terroristici è molto probabile che nessuno suonerebbe il clacson o perderebbe la pazienza. Invece sembra più essere un’involuzione, una partita persa. E un pizzico di libertà in meno per noi.