28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
A link 2017

Alan Friedman: «Con Trump il mondo è instabile: è un presidente che mostra i muscoli a casaccio»

Il giornalista, in un dialogo sull'attualità con Tiziana Ferrario, ha inaugurato la quinta edizione di Link, il festival del Premio Luchetta: «Le bufale sono quelle sui vaccini. Questi giorni mi ha allibito ascoltare in Rai le teorie dei ‘complottisti’»

TRIESTE - Il buon giornalismo? «Tutto trasparenza e niente bufale». Parola di Alan Friedman, che a Trieste oggi ha inaugurato la 5^ edizione di Link, il festival del Premio Luchetta. «Le bufale sono quelle sui vaccini – ha puntualizzato - Questi giorni mi ha allibito ascoltare in Rai le teorie dei ‘complottisti’. Spero che queste fandonie non finiscano per disperdere la fiducia nei vaccini che salvano le vite dei nostri figli. E spero che in Rai e in Italia si prendano posizioni decise al riguardo. Ma anche di trasparenza voglio parlare qui a Trieste, al festival del buon giornalismo perché c’è una cosa che non capisco del governo Gentiloni, e riguarda le banche. La sensazione è che alcune dovrebbero fallire, sia pure con un salvagente da parte del Governo per tutelare i risparmiatori. Ma tutto avviene dietro le quinte, non c’è modo di avere il polso chiaro della situazione e la sensazione resta molto paludosa». 

Politica e attualità
Impegnato nell’incontro inaugurale in dialogo con Tiziana Ferrario, Friedman ha commentato l’incontro delle ultime ore fra il premier Gentiloni e Donald Trump. «Purtroppo c’è un bottegaio imprevedibile alla Casa Bianca. Formalmente tutto bene, e le cose sono finite a tarallucci e vino – ha detto Friedman – Ma credo che Gentiloni abbia avuto qualche mal di pancia: lui così gentile, misurato e di esperienza internazionale, di fronte a un cafone impulsivo senza strategia. Un presidente che «non vede alcun ruolo per gli States in Libia». Con Trump il mondo è molto più instabile: è un presidente che mostra i muscoli a casaccio, fra un lancio di missili e un bombardamento, e una flotta che se ne va in Australia anziché nel Nord Corea». Al centro delle riflessioni di Friedman anche il caso di Gabriele Del Grande e la Turchia di Erdogan: «non è un caso che al dittatore turco, rafforzato con un referendum pieno di brogli, abbiano fatto i complimenti proprio Trump e Putin, e con loro anche il governo iraniano. Adesso pero’ preoccupiamoci di Gabriele Del Grande, ancora un giornalista martire: speriamo che esca presto e che esca vivo, e non faccia la fine di Giulio Regeni». 

L'appello
Link festival a Trieste si è inaugurato oggi con un forte appello dei giornalisti italiani per la liberazione immediata di Gabriele Del Grande: lo ha letto il presidente FNSI Giuseppe Giulietti, rendendo pubblica la lettera ricevuta dal legale della famiglia Del Grande, l’avvocato Alessandra Ballerini (che segue anche la famiglia di Giulio Regeni). «Grazie agli organizzatori del prestigioso Premio Luchetta, grazie alla FNSI per stare al fianco di Gabriele Del Grande, privato della libertà personale dal 9 aprile scorso ed attualmente trattenuto nel centro di detenzione amministrativa di Mugla in Turchia. Vi chiediamo di fare Vostre le nostre istanze rivolte alle nostre istituzioni e alle autorità turche e di non smettere di fare sentire il vostro impegno e la vostra determinazione affinchè sia restituita la libertà a Gabriele, fin quando non tornerà a casa. Chiediamo che Gabriele sia messo in condizione di poter costantemente comunicare con l’esterno ed in particolare con i suoi familiari e i suoi legali. Chiediamo che sia immediatamente rimesso in libertà e che possa tornare a casa».